di Martina Cancellotti (glamourmarmalade)
Immagine da chicisimo.it

Una cosa la sapevamo già: i brand low cost sono tra i più scelti dalle fashionistas. Non è difficile nemmeno capirne il motivo che è lampante, ovvero cambiare stile come si vuole a prezzi contenuti. D’altronde perché comprare un jeans firmato al di sopra dei 100 euro quando con quella cifra si possono comprare non solo i denim ma anche un vestito e magari anche un bel top? La creatività ed il trasformismo, soprattutto per le più giovani, troppe volte porta ad avere meno cura della qualità ma questo aspetto non frena la voglia di essere e di trasmettere la propria personalità che va al di là delle marche e delle firme.

Secondo il report dello Street Fashion realizzato da Chicisimo.it, la più grande community di streetstyle europea dove le ragazze di tutto il mondo pubblicano le foto di come si vestono indicando ciò che indossano, le fashionistas italiane sono fedeli ai brand low cost. Al primo posto H&M con una percentuale del 30% (relazionata ai tag di Chicisimo), argento per Zara (28%) e più distaccata Bershka (7%). Seguono: Stradivarius, Taly Weijl, Louis Vuitton, Pimkie ed Asos. Al nono posto, Miu Miu, il primo brand italiano che compare in questa classifica. Dalla classifica italiana, non si distaccano i risultati degli altri paesi europei come Inghilterra, Germania, Francia, Spagna e Portogallo. Il fatto sorprendente è che i primi posti di tutte queste nazioni vedono non solo i brand low cost come preferiti dalle fashionistas europee ma in particolare, è H&M a conquistare la vetta, tranne in Spagna ed in Portogallo dove il brand svedese viene scalzato da Zara (nonostante resista in terza posizione nella classifica spagnola ed al secondo in quella portoghese).

Immagine da chicisimo.it

Una riflessione viene spontanea: Quanto dovremo aspettare prima che alcuni brand, in particolare quelli legati al mondo dei giovani, si inseriscano in una linea low cost o quanto meno, abbassino i prezzi? Ma soprattutto, quando l’Italia, la nazione per eccellenza della moda, della creatività e della innovazione, scenderà da quel piedistallo e capirà che prima di tutto il fashion system non è elitario ma è popolare?

Che dire? Viva la moda per tutti… o quanto meno democratica!

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